Spengo il bollitore prima che scatti da solo, verso l’acqua nella teiera, metto qualche cucchiaino di foglie di tè verde e un po’ di foglie di menta. Nel frattempo taglio a quadretti la torta al cioccolato e preparo i tovaglioli. Incarto le tazze di vetro, filtro il tè e lo verso nel thermos. Sistemo tutto nel cestino, quello piccolo, per i pic nic veloci. Pronti per l’Aiso! (si legge con l’accento sulla A, che io non so mettere)
Quella del tè è stata un’idea dell’ultimo minuto, con il Cim che era già per strada e io che ancora dovevo fare tutto, ma fa sempre la differenza, quindi ce la devo fare ad ogni costo (@Cim).
L’Aiso fino ad un anno fa non lo conoscevo, nonostante non sia così lontano da casa nostra. L’ho trovato studiando per l’esame di Ritualità e pratiche festive. E’ una risorgiva che si trova poco distante da Bevagna, al centro di una vasta piana, circondata da una staccionata di legno e da pioppi altissimi.
Il nome Aiso (in alcune zone Abiso) deriva probabilmente da abisso: c’è la credenza che il lago sia senza fondo. In realtà un fondo ce l’ha, anche se un pochino in giù...è profondo 13 metri!
Dall’Aiso poi fuoriesce un fosso di scolo, che dopo qualche chilometro si getta nel fiume Topino. Fino a un po’ di tempo fa il fosso, dopo pochi metri di percorso, formava un altro piccolo bacino, che oggi non esiste più, denominato Aisìllo.
La voglia di andarlo a vedere c’è venuta per la sua leggenda d’origine, che è legata alla figura di Sant’Anna. In Umbria, nel giorno della festa della Santa dovevano essere rispettati determinati obblighi e divieti. Tra questi ultimi, c’era il divieto di trebbiare. Ignorarli causava conseguenze molto spiacevoli. Ed è proprio a causa di una battitura sacrilega che nacque l’Aiso.
La leggenda narra che un possidente di campagna, di nome Chiarò, aveva la casa e l’aia proprio nel luogo in cui oggi c’è l’Aiso. Chiarò era un miscredente e nel giorno di Sant’Anna osò battere il grano nella sua aia. Un frate, che passava di lì, lo rimproverò, ma Chiarò gli rise in faccia ed è chiaro che tra sé pensava frega ncavolo a mme se oggi è Sant'Anna! Io c'ho da trebbià! E fece male, perché all’improvviso la sua casa e la sua aia, insieme a tutti i battitori, sprofondarono e quel vuoto venne colmato dalle acque.
La moglie di Chiarò, che era invece una donna molto devota, si salvò e scappò via con in braccio il suo bambino, avvolto in fasce. Mentre camminava, voltandosi si accorse che una delle fasce toccava il terreno e che, proprio in quei punti, dal terreno fuorisciva dell’acqua. Il frate risbucò fuori e le disse che avrebbe dovuto lasciar cadere subito il suo bambino, poiché era destinato a diventare tale e quale al padre, altrimenti sarebbe morta anche lei. La donna ubbidì e nel punto in cui il bimbo cadde nacque una piccola polla, l’Aisillo.
Si narra che nel giorno della festa di Sant’Anna si sentano ancora le grida di disperazione dei contadini che sono stati inghiottiti dalle acque!
...le cosiddette formiche rosciòle...